Il monologo di Lady Macbeth
Lady Macbeth è uno dei personaggi femminili creati da William Shakespeare.
Un suo famoso monologo nella tragedia Macbeth è nell’Atto I, scena V:
È rauco anche il corvo
che gracchia l’ingresso fatale di Duncan
sotto le mie merlature. Venite, spiriti
addetti ai pensieri di morte, strappatemi
questo mio sesso, riempitemi,
dal cranio ai piedi, della ferocia più cruda.
Fatelo denso, il mio sangue, sbarrate la porta
e il passo al rimorso, che nessuna compunta
visita della natura faccia tremare
il mio impegno feroce, o si metta
tra di esso e la sua attuazione.
Venite ai miei seni di donna e mutate
il latte in fiele, agenti di morte che ovunque
servite, invisibili, la natura malvagia.
Vieni, notte cupa, e avvolgiti
nel fumo infernale più buio
che il mio coltello tagliente non veda
la ferita che fa, né il dio si sporga
dalla coltre di tenebra per gridarmi:
«Fermati, fermati»!
Altro meraviglioso e conosciutissimo monologo è nel V atto scena I, dove viene messa in scena la sua follia.
Si colgono la forza e la complessità del suo personaggio che ha infatti molte sfaccettature. La brama di potere muove le sue azioni, ma il senso di colpa la rende folle; eppure, anche nella follia, resta un personaggio affascinante…
Shakespeare in questo è un maestro: nella follia il suo personaggio femminile diventa più umanamente interessante e, sicuramente, più “simpatico” al pubblico (vedi anche Ofelia in “Amleto”).
Entra LADY MACBETH con un candeliere in mano
Si stropiccia le mani
“Un’altra macchia!…Via, maledetta macchia!… Via, ti dico! Uno, due tocchi…Su, questo è il momento! L’inferno è tenebroso…. Vergogna, mio signore, che vergogna! Un soldato, e così pieno di paura! Ma che bisogno c’è d’aver paura che lo si scopra, se non c’è nessuno che può chiedere conto a noi potenti? Però, chi mai avrebbe immaginato che il vecchio avesse in corpo tanto sangue!…
Il signore di Fife aveva moglie. Dov’è ora la moglie?… Ah, saranno mai pulite queste mani?… No, basta mio signore, basta, basta! Con questi eccessi tu rovini tutto!
Qui sa ancora di sangue: non basteranno tutti i balsami d’Arabia a profumar questa piccola mano. (Sospira)
Làvati le mani…. La vestaglia….Non esser così pallido…. Te l’ho già detto: Banquo è sotterrato, e non può più levarsi dalla fossa.
A letto, a letto, a letto! Bussano giù alla porta. Andiamo a letto!”